lunedì 28 giugno 2010

Esercizi di stile (Raymond Queneau)




Gli Esercizi di stile (Exercices de style), scritti dal francese Raymond Queneau, constano di una stessa trama raccontata in novantanove modi diversi, ognuno diverso nello stile di narrazione, appunto. Furono pubblicati da Gallimard per la prima volta nel 1947, mentre nel 1969 ne uscì una seconda edizione aggiornata.
In Italia il libro è stato pubblicato nel 1983 dalla casa editrice Einaudi nella traduzione di Umberto Eco, con il testo originale a fronte.



Ecco degli esempi di Rymond Queneau, nella versione tradotta da Umberto Eco:


Notazioni

Sulla S, un un’ ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. E’ con un amico che gli dice: “Dovresti far mettere un bottone in più al soprabito”. Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perchè.

Sogno

Mi pareva che tutto intorno fosse brumoso e biancastro tra presenze multiple e indistinte, tra le quali si stagliava tuttavia abbastanza netta la figura di un uomo giovane, il cui collo troppo lungo sembrava manifestarne da solo il carattere vile e astioso. Il nastro del suo cappello era sostituito da una cordicella intrecciata. Poco dopo ecco che discuteva con un individuo che intravvedevo in modo impreciso e poi- come colto da sùbita paura – si gettava nell’ ombra di un corridoio.
Un altro momento del sogno me lo mostra mentre procede in pieno sole davanti alla Gare Saint – Lazare. E’ con un amico che gli dice: “Dovresti far aggiungere un bottone al tuo soprabito”.
A questo punto mi sono svegliato.

Telegrafico

BUS COMPLETO STOP TIZIO LUNGOCOLLO CAPPELLO TRECCIA APOSTROFA SCONOSCIUTO SENZA VALIDO PRETESTO STOP PORBLEMA CONCERNE ALLUCI TOCCATI TACCO PRESUMIBILMENTE AZIONE VOLONTARIA STOP TIZIO ABBANDONA DIVERBIO PER POSTO LIBERO STOP ORE DUE STAZION SAINTLAZARE TIZIO ASCOLTA CONSIGLI MODA INTERLOCUTORE STOP SPOSTARE BOTTONE SEGUE LETTERA STOP.
Ecco un esempio di rappresentazione teatrale ispirata a questo originale libro:

I nostri esercizi di stile (Classe 11)

Nella classe di Italian B HL ci siamo ispirati alla famosa opera di Rymond Queneau, Esercizi di Stile, tradotta in italiano da Umberto Eco, ed abbiamo  sfruttato l’idea di riprodurre lo stesso testo usando diversi stili, cambiando la tipologia testuale, facendo giochi linguistici e giochi di parole. Nella versione originale il testo di partenza è un episodio di vita quotidiana banale che parla degli incontri di un signore in un tram e poi davanti alla stazione.
I nostri “esercizi di stile” partono invece da due testi famosi, uno in prosa e uno in poesia: un brano  dell’articolo Come reagire ai volti noti di Umberto Eco, tratto dal libro Il secondo diario minimo e una poesia di Giovanni Pascoli, La quercia caduta. Ognuno di noi ha fatto due varianti.

Esercizi di stile a partire da un brano di:
Come reagire ai volti noti di Umberto Eco, 
tratto dal libro Il secondo diario minimo

Testo di partenza:
Qualche mese fa mi trovavo a passeggiare per New York quando ho visto da lontano un tizio che conoscevo benissimo, e che stava venendo verso di me. Il guaio era che non mi ricordavo dove l’avevo conosciuto e come si chiamasse. E’ una di quelle sensazioni che si provano specie quando in una città straniera si incontra qualcuno conosciuto in patria, o viceversa. Una faccia fuori posto crea confusione. E tuttavia quel viso mi era così familiare che certamente avrei dovuto fermarmi, salutare, magari lui mi avrebbe detto subito: "Caro Umberto, come stai?" e persino: "Hai poi fatto quella cosa che dicevi?" e io non avrei saputo che pesci pigliare. Fingere di non vederlo? Troppo tardi, lui stava ancora guardando dall’altra parte della strada, ma stava giusto volgendo lo sguardo nella mia direzione. Tanto valeva prendere l’iniziativa, salutare, e poi avrei cercato di ricostruire dalla voce, dalle prime battute.
Eravamo ormai a due passi, stavo per aprirmi a un vasto e radioso sorriso, tendere la mano, quando di colpo l'ho riconosciuto. Era Anthony Quinn. Naturalmente non lo avevo mai incontrato in vita mia, né lui me. In un millesimo di secondo ho fatto in tempo a frenare, e gli sono passato accanto con lo sguardo perduto nel vuoto.
(Adattato da: Umberto Eco, Come reagire ai volti noti, in Il secondo diario minimo) 

Variante 1 
Sonetto
A New York nella grande confusione
Nel mentre mi trovavo a passeggiare
Provai quella strana sensazione
Di incrociare uno sguardo familiare

Non senza una certa apprensione
Mi angosciai stentando a ricordare
Dove e quando quella nota espressione
Mi fosse capitato di incrociare

Fiducioso di potermi salvare
Trovando nella voce un indizio
Mi accinsi a salutare quel tizio

Ma per poco lo riuscii ad evitare
Quando infine mi sovvenni con stupore
Che trattavasi di un celebre attore! 


Variante 2 
Tautogramma in P
Postumo parecchie pene, passeggiavo per provincia perno paese piuttosto popolare per panini. Persona probabilmente popolare passeggiava perpendicolarmente. Perplesso, pensai perché parlargli. Parlantina potrebbe portare pene. Per pulsione, provai porgere palese premura.
Placatomi, pupille perdute: Perbacco, personaggio pubblico parteno-Americano! 

(Kirill B.)
Variante 3 
Logo-rallye 
Parole da inserire: onda, stanchezza, finale, estate, thriller
Qualche mese fa, mentre passeggiavo per New York in una bellissima mattina d’estate, ho notato un uomo con l’aria molto familiare. Forse era frutto della mia stanchezza, ma non riuscivo proprio a ricordarmi il suo nome nè dove lo avevo visto. Mi si è calata un'onda di confusione, non riuscivo a riconoscerlo. Aveva un viso strano, come se fosse appena uscito da un thriller. E’ una storia dal finale sconvolgente perché quando era a due passi da me mi sono accorto che era Anthony Quinn. Gli sono passata accanto con uno sguardo perduto.

(Caterina P.)

Variante 4 
Escalmazioni
Perbacco! Che bella che era New York! E quel tizio! Io lo avevo già visto! Ne ero sicura! Ma che strano! Non ricordavo il suo nome! Ma che confusione! Con una faccia cosi familiare! Salutare, ho pensato! Cosi lo avrei riconosciuto! Adesso era vicino! Troppo vicino! Ma no! Non poteva essere! Anthony Quinn! Il grande attore! Non ci conoscevamo nemmeno! Gli sono passata accanto! Pensa! Accanto ad Anthony Quinn!

(Caterina P.)
Variante 5 
SMS
 amore!!!! O.o!!! a NY c'era 1 ragga da sbavv!!! ;-)
m sembrava di conoscerlo...xro' nn ricc il nome ne di dv era. >
Dovevo salutarlo??!.. nn potevo fare finta di nn vederlo :-(
Se apriva bocca lo avrei ricc :) ...
2 passi, gli davo la man quas... ke figura!!! :-X Anthony Quinn!!!!
  Ho fatto finta di niente!!! xfortuna!!:-)  

(Laure R.)
Variante 6
Tema
Oggi la maestra ci ha chiesto di scrivere cosa abbiamo fatto durante le vacanze e io ho una storia stupenda da raccontare. La mamma e il papa' dovevano lavorare ma mi hanno portato a New York con loro. Gli uomini erano alti e ciccioni con la pancia grossa grossa. Mentre aspettavo il semaforo verde ho visto un uomo vecchio, che pensavo di conoscere. Come si chiamava non me lo ricordavo bene, e neanche dove lo avevo conosciuto. Forse era di Padova come me. Volevo saltare sopra le macchine come i power rangers per andarlo a salutare ma forse era meglio di no. La mamma si sarebbe arrabbiata. Secondo me, se sentivo la voce del vecchio signore avrei capito meglio chi era. Il semaforo era quasi verde e lo vedevo avvicinarsi. In quelmomento  il papa' si è abbassato per parlarmi e mi ha detto che quel vecchio era un attore famoso. Era Anthony Quinn.  E' stata una vacanza stupenda e spero tanto di tornarci presto con la mamma e il papà.

(Laure R.)

Variante 7
Sogno

Ieri sera ho fatto un sogno stranissimo! Non ricordo esattamente… stavo passeggiando per una grande città che non sembrava New York ma era New York, e poi in distanza ho visto una persona famigliare avanzare verso di me... stranamente però non riuscivo a capire chi fosse o dove l’avessi conosciuto. Vabbè insomma poi... ah sì poi ho deciso di andare a salutarlo, così avrei potuto capire meglio chi fosse. Poi è successo che eravamo a due passi l’uno dall’altro e pensa un po’ te era Anthony Quinn!! Poi non so perchè ma mi sono girato facendo finita di niente. Che sogno buffo!

(Sabel F.)
Variante 8
Dialetto veneto inventato

Qualche mese fa, mentre iero drio passeggiar par new york, go visto na pesona che me pareva de conossar, ma però non me ricordavo el so nome e gnanca dove che a gavevo  conossua. In confusion, me so domandà se gavevo da ndare a saeudarla, parché ormai iera massa tardi pa far finta de niente. A so voxe e e so paroe me gavaria forse fato ricordar.
Ierimo ormai a do passi e mi iero xa pronto pa darghe ea man, quando che me so incorto che el iera Tony Kinn. Go vudo pena el tempo de frenar e passarghe de fianco col sguardo perduo nel vodo.
(Sabel F.)



Esercizi di stile a partire dalla poesia
La quercia caduta di Giovanni Pascoli.

 
Testo di partenza:
Dov'era l'ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!  


Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!


Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto… d'una capinera


che cerca il nido che non troverà.


Parafrasi
Una quercia abbattuta giace ora dove prima c’era la sua ombra e il vento non soffia più tra i suoi rami. La gente osserva la sua passata grandezza e loda la sua generosità notando alcuni nidi fatti dagli uccelli in primavera che pendono qua e là dalla chioma. Tra una lode e l’altra tutti tagliano dei rami. Verso sera ognuno torna a casa con il suo bel pezzo di legno. Nell’aria si sente piangere una capinera alla ricerca del nido che non troverà.

(Adattato da: Giovanni Pascoli, La quercia caduta)



Variante 1
Articolo di cronaca

Quercia abbattuta
Insensibili al pianto disperato di una capinera che ha perso i suoi piccoli,
i cittadini fanno incetta di legna.

San Mauro di Romagna. Ieri, nel primo pomeriggio, durante un violento temporale, una quercia secolare che da decenni regalava la sua ombra al parco comunale ha ceduto all’eccezionale  forza del vento che è riuscito a sradicarla completamente. Non appena la pioggia si è placata una schiera di curiosi si è accerchiata attorno alle spoglie dell’albero, commentando il fatto. “ Era enorme!” ha osservato un’anziana signora con stupore, che solo vedendo l’albero a terra si è resa conto delle sue dimensioni. Altri invece hanno notato i vari nidi che ancora pendevano dai rami, osservando che non solo la quercia era grande ma anche generosa. Questa scoperta non è tuttavia bastata a  frenare l’opportunismo di quelli che, indifferenti alla sorte della povera pianta e delle creature che vi abitavano, hanno cominciato a sezionarla per fare scorta di legna per l’inverno. E mentre tutti erano intenti ad approfittare di questa occasione, quasi nessuno ha notato il pianto di una capinera che cercava disperatamente i suoi piccoli dispersi. Un ennesimo esempio di quanto la gente sia ancora insensibile in fatto di ecologia, nonostante le numerose campagne promosse da varie associazioni in questi ultimi tempi per creare una “coscienza ecologica” nel cittadino. C’è ancora molto da fare in questo senso, purtroppo!

Variante 2
Lipogramma in A (senza usare la lettera A)
Un Quercus robur distrutto è mò disteso dove un tempo il suo buio fu padrone, e il vento non muove più i suoi ceppi. Il popolo vede come fossero le sue dimensioni, e riconosce il suo nobile servizio, scoprendo un po’ di nidi costruiti nel periodo del risveglio del cosmo che pendono qui e lì sotto le foglie. Sotto finto rincrescimento, tutti rompono dei ceppi. Verso il crepuscolo ognuno converge verso il proprio domicilio con il suo bel pezzo di legno. Nel cielo un piccolo Silvide migratore geme, geme perché non vede più il suo nido. 

(Kirill B.)


Variante 3
Lipogramma in I (senza usare la lettera I)
Un albero del gruppo delle querce abbattuto dorme ora dove un tempo c’era la sua ombra e la brezza non muove le sue fronde. La gente osserva la sua passata grandezza e loda la sua bontà notando alcune tane create da uno stormo alato  al destar del cosmo che ora pendono qua e là dalla verde fronda. Tra una lode e l’altra ognuno rompe qualche ceppo. Verso sera ognuno torna a casa con un bel pezzo legnoso. Nell’atmosfera un uccello canoro dal capo nero geme, cercando una casa che non troverà.

(Kirill B.)

Variante 4
Fiaba
C'era una volta una quercia. Era bellissima, alta e maestosa, la regina delle querce. Ma  un triste giorno un violento temporale la fece cadere a terra. Non soffiava più il vento tra i suoi rami, era ormai morta. La gente tagliava i rami mentre pensava alla sua passata grandezza. Ma poveri uccellini, dove sarebbero andati a dormire? I loro nidi si trovavano proprio su quell'albero. Volavano attorno alla pianta piangendo per la casa distrutta. La cosa che li  rendeva ancora più tristi era che la gente, che una volta amava quella quercia per la sua gentilezza nell'offrire la sua ombra, non si faceva problemi ora a tagliare i rami. Loro però non sapevano che era come tirarle i capelli. Povera quercia, com’era bella. E poveri uccellini, in cerca di una casa nuova. E nonostante questo episodio triste la gente di quel paese continuò a vivere felice e contenta con il ricordo di quella fantastica quercia.

(Caterina P.)

Variante 5
Precisazioni
Una quercia di 12 metri e 36 centimetri era caduta. Prima di cadere questa quercia faceva 35 metri quadrati di ombra. Appena caduta 24 persone, di cui 13 uomini, 7 donne e 4 bambini, erano andati per tagliare alcuni dei 74 rami dell’albero. A 16 metri e 62 centimetri di altezza circolava un pennuto di 4 centimetri. Egli piangeva perché il suo nido fatto da 107 rametti e con una circonferenza di 17 centimetri, era stato distrutto dalla caduta della quercia.

(Caterina P.)

Variante 6
Punto di vista della capinera
E’ una bella giornata di autunno, sto riposando con i miei piccoli tra i rami di una quercia. Tutto ad un tratto il nostro nido inizia a tremare e quando vado a controllare, vedo tanti umani che stanno ferendo il povero albero. Mi avvio di fretta dai miei piccoli, che non sanno ancora volare, ma poco prima di arrivare la quercia cade a terra portando con sè i miei bambini. Povera me! Sto volando da ore in cerca di loro, la gente nota i nidi ma non fa certo caso a me, impegnata com’è a staccare le braccia della quercia anche se soffre… Ormai è sera, tutti se ne vanno verso casa portando la legna che hanno tagliato, ma nessuno si accorge di una povera capinera che piange per i suoi piccoli.

(Sabel F.)

Variante 7
Intervista
- Cosa satava facendo lei la mattina dell’accaduto?
- Ero con i miei piccoli, nel nostro nido
- Ci racconti brevemente cosa è accaduto
- Come ho gia detto eravamo nel nostro nido, ed era un pomeriggio tranquillo. Ad un certo punto tutto tremava e la povera quercia ha cominciato a piangere. Mi sono alzata subito per andare a controllare cosa stava succedendo ed a mia sorpresa ho capitoche degli umani stavano ferendo la quercia. Sapevo che qualcosa di brutto stava per succedere, e quinid mi sono recata subito dai miei piccoli che, spaventati, mi stavano chiamando. Piccoli com’erano non sapevano ancora volare.
- Perchè dice com’erano?
- Perchè ormai li ho persi non potrò più stare con i miei adorati. Non ho fatto in tempo ad arrivare da loro quando il nido è caduto con la quercia.
- E poi cosa ha fatto?
- Li ho cercati tutta la sera. Li chiamavo, ma nessuno mi rispondeva.
- Nessuno l'ha aiutata?
- No. Gli umani tagliavano i rami dell quercia che ormai era morta. Poi hanno portato la legna a casa , lasciandomi sola  alla ricerca del mio nido perso.

(Sabel F.)

 Variante 8
Definizioni
Un albero di alto fusto con foglie lobate, giace dove prima si trovava un zona di oscurità, prodotta da un corpo opaco che intercettava la luce. Nessuno spostamento di masse d'aria atmosferiche dovute a differenza di temperatura o di pressione soffia più tra la parte dell'albero che si diparte dal fusto. Un numero indeterminato di persone, guardano con attenzione, le sue passate proporzioni che superano la norma, e celebrano con parole o inni di esaltazione il suo essere generoso. Destinguono con segni il riparo di forma e materia varia, costruito dagli uccelli nella stagione dell'anno compreso fra l'inverno e l'estate che si muove similarmente al pendolo qua e la' dalla parte dell'albero che si scompone in rami e ramoscelli. Tra il celebrare con parole, tutti fendono in più parti per mezzo di una lama le braccia dell'albero. Verso l' ultima parte del giorno compresa fra il tramonto e l'inizio della notte, ognuno torna all'appartamento in cui una famiglia dimora, con un pezzo di  solido di materiale da costruzione ricavato dal tronco di certi alberi. Nell'aria, si viene a sapere delle lacrime involontarie versate da un uccellino di bosco dal canto dolcissimo, con capo nero e becco sottile, che cerca il nido che non trovera'.

(Laure R.)

Variante 9
Retrogrado
Un uccellino di bosco nell'aria cercava il nido che non trovava, quando il sole era gia sceso. Le persone erano tornate a casa con il loro pezzo di legno prima ricavato  dal tronco di un albero. Avevano festeggiato, mentre tagliavano la legna. I nidi costruiti dagli uccelli erano stati distrutti, e pendevano dai rami. Era stato un albero di una grandezza mai vista, e le persone lo avevano ammirato e lodato. Una volta c'era stato un albero alto e pieno di foglie, ma non c'era vento o aria che riusciva a passare tra le foglie.

(Laure R.)