domenica 16 maggio 2010

Testo ispirato al dipinto "Chemin creux, effet de neige" di Armand Guillaumin (Ravi K., classe 11)

Mercoledì 26 gennaio

Caro diario,
molte volte mi chiedo cosa porti in serbo la mia vita. Alle volte è spensierata e imprevedibile mentre in altre circostanze si rivela monotona. Stamattina sono tornato da Parigi. La mia permanenza lì è durata due giorni durante i quali mi sono recato al museo d'Orsay per studiare i quadri impressionisti di Armand Guillaumin. I pomeriggi sono passati molto lentamente perchè i quadri si assomigliavano tutti e mi sembravano piuttosto banali. Stamane però era molto diverso: mi sentivo finalmente spensierato! Sarà stata l'aria italiana, o la vista della neve accumulata ai lati delle strade... questo proprio non lo so! Fatto sta che stavo rientrando a casa a piedi perchè il sentiero che conduce alla frazione Costofreddo era ricoperta di neve. La camminata è assai lunga e tortuosa e a peggiorare le cose faceva molto freddo e io indossavo una giacca leggera. Non c'era nemmeno un po' di sole a causa delle querce che costeggiano il sentiero. Ad un certo punto è arrivato il momento più inquietante e allo stesso tempo sorprendente: stavo vedendo la copia identica ma reale di un'opera di Guillaumin dal titolo "Chemin creux, effet de neige". Era esposta al museo d'Orsay e io la trovavo orribile. Sono rimasto a bocca aperta. Un'anziana signora stava lentamente percorrendo il sentiero dandomi le spalle. Coperta da un velo bordeaux, sembrava che fosse l'unica persona vivente a causa della desolazione del paesaggio. La neve si stava sciogliendo, creando del fango che mi sporcava i pantaloni. Gli alberi e i cespugli spogli sulla sinistra rappresentavano la tristezza del luogo mentre sulla destra una recinzione con il filo spinato separava il cielo dalla terra. Questa sensazione di solitudine mi ha fatto sentire abbattuto. Nonostante ciò, mi sono reso conto che non sempre si possono descrivere eventi come coincidenze...

mercoledì 12 maggio 2010

Testo ispirato al dipinto "Soleil couchant à Ivry", di Armand Guillaumin ( Zesong P., classe 11)

                                                
 Con l’avvicinarsi dell’autunno, le condizioni in campagna diventavano ostili ed era difficile guadagnare qualcosa da vivere con quel poco che  si otteneva lavorando giorno e notte sui campi. Il raccolto andava di anno in anno peggiorando e ogni anno mi chiedevo se io e la mia famiglia saremmo riusciti a  superare l'inverno. Avevamo sentito delle voci sulla vita in città che sembrava essere migliore di quella  in campagna...  lo so, lo so, erano solo voci, ma valeva la pena tentare, perchè se non rischi non ottieni nulla. Il mio vicino di casa, influenzato da queste voci aveva deciso un giorno, assieme ad altri conoscenti, di andare in città a lavorare ed io per qualche motivo mi ero fatto convincere e alla fine avevo deciso di seguirli. Alle prime luci dell'alba un giorno, io e i miei amici ci siamo così messi in cammino verso la città. Il viaggio era stato lungo e faticoso, ma pensavamo che alla meta ci aspettasse una visione paradisiaca come descritto dalle voci che avevamo sentito; invece con orrore, ci siamo subito resi conto che eravamo stati ingannati. Ci siamo trovati dinanzi uno scenario cupo ed inimmaginabile: all’orizzonte si innalzavano da alcune ciminiere, due cortine  di fumo che andavano via via espandendosi fino a formare nel cielo acceso d’arancione dal sole due immense nubi nere come la pece, come in prossimità di un temporale. Questo fumo che sembrava spuntare da un incubo dava allo scenario un’aria così cupa e spaventosa che persino le case disposte uniformemente all’orizzonte sembravano rispecchiare: rimanemmo immobili di fronte a questo spettacolo raccapricciante. Nessuno di noi aveva più la forza di fare un passo verso quel sentiero tappezzato qua e là da macchie di verde che portava verso la nostra meta. Nessuno di noi aveva più quell’entusiasmo che avevamo prima di partire. L’unica cosa che sembrava essersi salvato da quell’incubo era il fiume che continuava imperterrito il suo viaggio di fronte ad un tale scenario. Il fiume che seguiva il percorso del sentiero, era rimasto puro e questo lo si notava dal colore dell’acqua limpida che rispecchiava il colore rossastro del cielo che, mischiato a quello dell’acqua , sembrava prendere una nuova forma. Una forma che ci ricordava la campagna che avevamo lasciato. Ora riuscivo a distinguere la realtà dall’illusione: quello che stavamo vedendo non era frutto della nostra immaginazione,m a la pura verità. Volevamo scappare da là, nuotare fino all’isoletta in mezzo al fiume e nasconderci sotto le alte fronde degli alberi come facevamo una volta da bambini. Almeno là ci saremmo sentiti a casa, ma non potevamo, perchè dovevamo pensare alle nostre famiglie e per quanto fosse dura intraprendere quel sentiero,dovevamo resistere alle tentazioni e marciare avanti come fanno i pedoni negli scacchi.

Testo ispirato al dipinto "Montmartre, rue Saint-Vincent" di Stanislas Lépine (Sabel F., classe 11)

Dopo una giornata lunga, sono tornata a casa. Il sole splendeva ancora nel cielo color celeste. C’erano anche delle nuvole bianco latte. Le case del villaggio sapevo che erano vecchie, ma solo in questo particolare giorno mi ero accorto delle crepe profonde sui muri, o del loro colore sfumato. Le finestre erano rotte senza vetri, anche se con il caldo che faceva forse era meglio cosi.
Dietro le poco case, c’era la foresta. Una foresta ricca di alberi alti color verde oliva. Sembrava toccassero il cielo.
Da lontano sembrava un posto brutto e vecchio, ma poi da vicino capivi quanto bello era. Le donne che lavoravano avevano un sorriso caldo, che regalavano a tutti, anche se si notava dalle rughe profonde e dalle mani ruvide, che erano state tutta la vita a lavorare dalla mattina alla sera, e che erano stanche.
Mi è venuto incontro Tobia. Non era il mio cane ma era di tutti. Mi ricordo ancora il giorno che lo trovammo. Con il suo pelo bianco e lucido era impossibile non portarlo a casa.
Camminavo sul terreno umido, bagnato a cause della prima pioggia d’estate. Era di un colore marrone chiaro,ed ogni tanto trovavi dei sassi grigio fumo.
Non era molto, ma per me era tutto, un piccolo villaggio ma pieno di amore, natura ed amicizia.

Testo ispirato al dipinto "La bergère" di Camille Pissarro (Kirill B., classe 11))

Sogno di una mattina di mezz’autunno

Era una giornata sorprendentemente afosa e molto calda per  essere a fine dicembre. Uscii dalla stalla per cercare Olivia, e la vidi tutta assorta, con uno sguardo sognante ed un 'espressione dolcemente vuota, appoggiata contro il muretto esterno, quello tutto ricoperto di edera. Aveva in mano quel frustino verde e ruvido dal quale non si separava mai, e lo usava per dare vaghi colpetti ai fiori dell’edera. Era uno spettacolo unico: la sua lunga gonna blu lavanda, fatta di cotone, accentuava in modo eccessivo il volume dei suoi fianchi, conferendole un’aria alquanto buffa. La sua maglia nera le andava un po’ corta sulle maniche ed un cappello giallo con delle sfumature a pallini color rosso le copriva i capelli. Le sue calze erano la ciliegina sulla torta: rosse, quasi arancione, messe in ancor più allegro risalto dalle scarpe gialle che indossava. La sua carnagione bianca, pallida, ma allo stesso tempo candida come quella di un angelo, giustificava quella sua apparente assenza mentale, come volendo dire: “Sono troppo bella, sono un angelo”. L’edera che ricopriva il muretto sul quale Oliva era appoggiata era un caleidoscopio di giallo e di verde simbolico dell’autunno. In lontananza un albero dominava la radura proprio dietro al muretto. Sembrava che tutto quello che era attorno ad Olivia non esistesse, o meglio, fosse solo un’unica mistura, un insieme compatto ma che aveva come solo scopo quello di mettere in risalto la sua figura. La chiamai due volte, ma rimase immobile senza rivolgermi la minima attenzione. Alla terza volta, alzando un po’ la voce, Olivia fu presa da un sussulto improvviso, e rendendosi conto della mia presenza, si ricompose, si alzò in piedi, e venne verso di me. “Scusa papà, sono uscita un attimo dopo aver riempito l’abbeveratoio dei cavalli... faceva così caldo!”. Le sorrisi, ripensando per un attimo a quello straordinario spettacolo al quale  avevo assistito fino a qualche secondo fa, e con un tono dolce le dissi “Non ti preoccupare Olivia, adesso però torna dentro che tua madre ha bisogno del tuo aiuto”, ed è corsa via: che ragazza singolare!

Testo ispirato al dipinto "L'estaque, vue du golfe de Marseille" di Paul Cézanne (Caterina P., classe 11)

Cara Carolina,

Come tu già sai, adesso mi trovo a Marsiglia; per essere più precisi nel Golfo di Marsiglia. Stavo passeggiando, ammirando la natura mozzafiato che avvolge il Golfo, e al lato di un sentiero ho notato un piccolo muro di sassi; lì mi sono fermata, ed è il posto da cui ti sto scrivendo. In questa regione la coltivazione di ulivi è molto diffusa, proprio per questo davanti a me ho il piacere di ammirare una flora e una fauna che sono spettacolari. In riva al lago scorgo una piccola casetta gialla, dove ho sentito dire offrono dolci tipici del luogo. Proprio quella è la mia destinazione, in questo momento però sono incantata dal mare e dalla sua bellezza. Ha l’acqua di un color verde smeraldo, molto intenso, che batte regolarmente sulle rive del lago, producendo un suono molto gradevole e rilassante. Sulla riva opposta si trova una catena montuosa dall’aspetto maestoso, dove penso vengano coltivate viti. Inoltre, sempre davanti a me, si trova un piccolo giardino immerso in un verde crepuscolo; da quello che mi pare di vedere, ci sono delle mimose in fiore, sempre all’interno di questo stupendo giardino. Mi piacerebbe molto poter ammirare da più vicino questo posto, tuttavia è una proprietà privata: non penso che ai proprietari farebbe piacere avermi dentro. Nell’aria sono sicura di annusare un odore molto fragrante e molto dolce, e leggermente frizzante. Questo probabilmente perché il vento lo ha trasportato dalla riva del  mare. Ah, che silenzio incredibili attorno a me, non si muove una mosca; tutto quello che le mie orecchie sentono è il leggero fruscioche provoca la brezza del mare. Per finire vorrei descriverti l’incantevole bellezza del cielo, non c’è una nuvola, ed è di un color turchese talmente profondo da assomigliare a un gioiello. Spero che anche tu un giorno possa ammirare questa spettacolare visione che vedono i miei occhi, perché veramente lascia senza fiato.

Spero di poterti vedere presto, e raccontarti di tutte le mie avventure. Una bacione,

la tua amica Caterina.

Testo ispirato ad una foto (Laure R., classe 11)

 La strada dei sogni
 

Domenica 16 agosto. In sella alla bici arrugginita, con gli occhiali da sole che mi coprono il viso, alzo lo sguardo per vedere il sole splendere nel limpido cielo. E' la fine di un'altra giornata stupenda, piena di divertimento che si conclude con la musica. La musica è un insieme di note che, unendosi, formano uno specchio come il mare, che è capace di farci vedere come siamo veramente. Mi muovo velocemente verso il luogo dove sognare è ancora possibile. Con lo sguardo verso l'infinito, mi siedo per ammirare la cosa più bella che abbia mai visto: il mare.

La luce del sole riflette sul mare da dietro le palme, e mi ricorda che un altro giorno è già finito, però presto ce ne sarà un altro. Il sole se ne va per lasciare spazio alla luna, accompagnata dalle stelle. Il mare resta calmo. La luce inizia a svanire, con colori varianti dal blu fino al rosso, che rendono l'atmosfera più calda. Nel vasto cielo color fuoco con macchie di nuvole che lo rendono più vivace. Con le loro forme misteriose, ci offrono l'opportunità creare una immagine a propria scelta.
Il sole si vede leggermente spuntare tra una lunga fila di palme, di un colore verde scuro. Hanno dimensioni diverse, e ognuna si distingue dall'altro attraverso le sue foglie spinate.
Il mare è calmo, tranquillo, niente si muove, sembra essere morto. Nessuno che nuota, nessuno che gioca, niente, solo il mare con il sole che si riflette. Vicino alla costa alcuni sassi sparsi sporgono dalle acque del mare, mentre in distanza si vede un blu più scuro. Ogni lato che guardo sembra infinto. Già da piccola sognavo salire in una barchetta e remare più lontano che potevo per scoprire cose avrei trovato dopo tutto questo.
Non passa più nessuno, e mi ritrovo seduta da sola, in mezza ad erba corta, tutta tagliata alla stessa altezza. Un campo di verde con insetti che si muovono rapidamente da un luogo al'altro. Ormai avendo già visto il panorama, mi stendo per accogliere la leggera brezza di estate.
E già finita un'altra giornata, aspetto la prossima con  ansia.

lunedì 10 maggio 2010

Descriviamo una persona (classe 11)

Mio nonno (Kirill B.) 
 
Mio nonno si chiama Sergio (italianizzato da Sergeiy, che è il suo vero nome), ed è un uomo di mezza età. E’ alto, con una corporatura robusta, forse un po’ grassa, giustificata però dalla sua età. Ha i capelli corti e canuti e le folte sopracciglia collocate sul suo viso da bambino riescono a dargli un’ espressività serena ed allegra. Ha il naso a patatina, caratteristica che dà al suo volto un’aria ancor più gioiosa, ma se si incrocia lo sguardo con i suoi occhi grandi e color cielo allora tutto cambia e ti senti penetrato nell’ animo. Sotto al naso spuntano due labbra sottili e rosse, tanto da dare l’impressione che faccia uso regolare di rossetto. Nonno è sempre tranquillo, e la sua voce profonda e rasserenante rende piacevole intrattenersi in lunghi discorsi con lui. Quando cammina, sembra si trascini sulle ginocchia, il che gli dài un’aria perennemente stanca. L’unico difetto di mio nonno è la sua testardaggine e la sua dogmaticità. Dato che è un professore, si crede sempre il più intelligente e gli piace essere il deus ex machina della situazione. Quando litiga, seppur sempre raramente, con nonna, non cambia mai idea, anche se è dalla parte del torto. E’ però una persona estremamente generosa ed intelligente, e mi piace pensare a lui come all’ Umberto Eco della mia famiglia. Gli voglio un mondo di bene e sono fiero di averlo come nonno!

Un amico: colui che ti accetta con pregi e difetti (Laure R.)

Sono in camera, distesa sul letto, mentre guardo le foto dell’ estate scorsa. Foto che portano con loro un immenso ricordo di persone importanti nella mia vita. Sfogliando il colorato album fotografico, ad un tratto mi fermo e fisso un'immagine, scoprendo cose che non avevo mai visto di una persona a me cara. Si chiama Luca; il mio migliore amico. È il mio sostegno più grande, colui che trova sempre le parole giuste per consolarmi e farmi tornare il sorriso. Lo conosco da poco ma spesso basta uno scambio di sguardi per capire cosa pensa  l’altro. Mi ha insegnato ad essere più sicura di me, che la vita sta dalla parte dei coraggiosi e non da quella delle persone che si nascondono. Luca ha sempre creduto in me, anche quando sbagliavo, dicendomi; “ Hai fatto un errore, ma ricordati che è dagli errori che si impara cosa è giusto e cosa è sbagliato. È dagli errori che si impara e si cresce.” Le persone nella famiglia non si scelgono, ma con gli amici è diverso. Gli amici decidono se vogliono restare, e non sono costretti ad amare. L’amico e colui che ti accetta con i tuoi pregi e i tuoi difetti. Luca é un vero amico.
Luca è un giovane spilungone, di 17 anni. Un ragazzo affascinante e dolce come il miele. Un cespuglio nero, con riccioli alle punte, gli copre la fronte spaziosa. Il suo viso pallido, ovale, splende alla luce del giorno come i suoi occhi tondi, neri-castani penetranti come i raggi del sole. Ha un nasino all’insù, circondato da piccole lentiggini sporgenti sulle sue guance sciupate che gli donano uno sguardo espressivo. Ha un mento volitivo e la bocca con labbra carnose.
Per strada tutti i passanti restano a bocca aperta, lui con il suo fisico muscoloso che sembra uscito dal programma televisivo Baywatch. Spalle atletiche larghe con sotto l’impronte dei lineamenti di una tartaruga sulla pancia. Da sotto i pantaloncini rossi accesi, spuntano due gambe forti, dritte, leggermente pelose.
Metallaro, punk, rock, emo, truzzo, non rientra in nessuna delle categorie in cui veniamo classificati: Luca è uno per sè. Veste sportivo, con uno stile americano; jeans, scarpe larghe che sembrano cadergli dai piedi ad ogni passo, e maglietta della sua band preferita. Un ragazzo che suona la chitarra e trova la passione di esprimere a noi la sua vera identità tramite la musica heavy metal.
Ma un amico non è colui che ha un fisico formidabile, ma colui che ha un carattere prodigioso. Colui che è presente nei momenti di allegria, ma ti sostiene nei momenti peggiori della vita. Colui che ti dona suggerimenti che spesso dimentichiamo, ma ancora ti perdona. Colui che sarà sempre al tuo fianco; un vero amico. Il mio migliore amico è Luca, colui che amo.

 "La Sartori" (Ravi K.)

La ‘Sartori’ è una ragazza di sedici anni che ha studiato, in passato, con me. Una delle persone più leali che si possano mai trovare anche se non sempre è affidabile. Di soprannomi non gliene hanno mai dati ma la potremmo chiamare ‘Ridolina’ dato che ride tantissimo. Infatti, è una ragazza estroversa che parla con tutti. Anche se è il mio opposto, siamo amici da una vita ormai. C’è sempre qualcosa di cui parlare. È una chiacchierona e molti dei miei amici dicono che diventerà una parrucchiera da quanto parla. Lei si contraddistingue per la sua capacità di spettegolare che, però, in molti casi mi irrita. Non le si può dire nulla perché è una delle persone più testarde che io conosca. Mai, in nessuna occasione (anche quando aveva palesemente torto) dirà ‘scusa’ o ‘hai ragione’. In ogni caso, fino ad ora, almeno, è sempre stata, non solo leale, ma anche sincera. Non ha peli sulla lingua e mi ricorderò sempre quando mi ha detto, chiaro e tondo, che avevo trattato una persona in modo indegno.
La Sartori è abbastanza bassa ed è per questo che la prendiamo in giro certe volte. Porta gli occhiali ma spesso si mette le lenti a contatto. Ha la faccia ovale e gli occhi verdi che stanno molto bene con i suoi capelli marroni, lunghi e ricci. Non so perché, ma lei ama il suo naso a patata ma invidia le mie labbra carnose. Si distingue facilmente nella folla per via dei suoi capelli. Il suo abbigliamento è a volte casual e a volte elegante, come se avesse due facce. In ogni caso, la Sartori è stata e sarà sempre un’amica.

Mia mamma (Sabel F.)

La persona che voglio descrivere è una persona molto cara a me, ed una persona a cui voglio molto bene, e che rispetto molto: mia mamma.
Mia mamma è una donna di statura media, e abbastanza magra a parte quel po' di pancia che ha a cause del parto. Ha degli occhi grandi e molto scuri, ma anche molto espressivi, infatti si può capire come si sente guardando solo i suoi occhi. I suoi capelli sono lunghi, scuri e lisci. Sono anche molto luminosi e morbidi come velluto. Il naso di mia mamma è schiacciato e piccolo, ed è per questo che in famiglia la prendiamo sempre in giro. Ha uno sguardo profondo e molto interessante, perchè ad ogni suo sentimento è collegato uno modo di guardare diverso.  La sua voce è sciolta e sottile, ma quando si arrabbia o si infastidisce diventa aggressiva.
L’ abbigliamento di mia mamma varia molto, e questo è perchè le sta bene quasi tutto. Ci sono dei giorni in cui è molto sportiva, soprattutto quando deve andare a giocare a tennis. Altri giorni invece è casual e alla moda, questo è quando si mette dei jeans con una maglietta abbinata. Ci sono delle sere, quando esce con amici o mio papà, che è stupenda. Per queste occasioni è molto elegante e raffinata. A volte si indossa dei bei vestiti, altre delle gonne, ma qualsiasi cosa decide di mettersi ha sempre adosso delle scarpe col tacco. Infatti mia mamma è appassionata delle scarpe e ne ha tantissime e tutte di diversi colori.
Come carattere mia mamma è spesso molto allegra e sorridente, anche se può essere un po ' lunatica. È una donna molto organizzata ed ordinata, però può essere anche molto severa e quando si arrabbia diventa molto cattiva ed il suo sguardo diventa pungente ed aggressivo. Infatti quando si arrabbia in famiglia abbiamo un po' tutti paura anche se è arrabbiata con un’altra persona. Quando però è tranquilla, è molto coccolosa e buona : cucina sempre quello che voglio e fa sempre quello che mi piace. È anche molto generosa e sempre pronta a dare a chiunque quello che ha.
A mia mamma piace molto giocare a tennis, e le piace anche stare in compagnia ed è per questo che a casa nostra abbiamo sempre molti ospiti. Le piace viaggiare per visitare posti nuovi. Ma quello che le piace di più è stare con la sua famiglia e fare il più possibile per loro affinchè siano felici.

Andrea (Zesong P.)

Si distingue tra gli altri per quell’andatura simile a quella di un soldato, sempre composto al punto da sembrare meccanico, con quell’aria autorevole, ma in fondo in fondo scopri che è mite appena lo conosci meglio.  Sembra a prima vista uno sportivo, data la sua corporatura snella e prestante,m a l’apparenza inganna, perchè in realtà non gli piace praticare sport impegnativi come calcio o pallacanestro, perchè nonostante il fisico è affetto da asma, perciò non puo’ correre troppo. Non è molto alto, non riusciresti a distinguerlo in mezzo alla folla: l’ultima volta che ci siamo persi a Prato della Valle , trovarlo... come cercare un ago in un pagliaio!
 La cosa che odia di più al mondo è andare a fare shopping, infatti ogni volta che ci fermiamo davanti ad un negozio interessante d’abbigliamento, lui fa sempre finta di non vederlo e cerca di trovare una via di fuga. Nonostante questo aspetto sconcertante, ha nell’armadio una intera collezione di vestiti, molti di cui anche alla moda. Questo fatto ha sempre incuriosito tutti, e tutti si domandano come faccia ogni giorno ad uscire con un nuovo paio di scarpe o una nuova maglietta se non lo vedi mai in un negozio. Un aspetto buffo di lui e che suscita interesse, si manifesta durante il giorno, quando va fuori in bicicletta o anche a piedi: guarda alla prima cosa che riflette la sua immagine,come il vetro di una macchina o anche una semplice pozzanghera d’acqua. Molte volte mi chiedo se è la reincarnazione di Narciso.Quando si specchia, si sofferma sempre a guardare i suoi occhi verdi e i capelli biondi separati da una fronte minuta senza tracce di brufoli. Quando si tagliava i capelli, li aveva a spazzola che spuntavano da ogni parte della testa come aghi pungenti che, accompagnati al suo sguardo serio e penetrante, spaventerebbe chiunque, ma accompagnati sempre da un sorriso smagliante, non spaventano nemmeno un gatto. Ha un carattere ambiguo. è molto timido e riservato con gli sconosciuti, ma si lascia andare subito e diventa una macchina parlante,come se fosse in una maratona. Così si distingue fra i suoi coetanei l’eccentrico Andrea, sempre pronto ad intervenire quando sbagli, con un look raffinato che nasconde dentro di sè segreti inesplorati. Molto acuto nell’osservazione, quando vede qualcosa che non quadra, è sempre il primo a cercare una spiegazione, e quando non ne trova una razionale, racconta sempre una storia fantastica correlata con gli alieni.

Mia mamma Janine (Caterina P.)

Mia mamma è molto alta e snella, ed è così di natura. Anche se non fa mai sport riesce sempre a mantenersi in forma. Ha gli occhi verdi molto espressivi, tanto che si capisce immediatamente quando sta architettando qualcosa. I suoi capelli, castani, sono corti e crespi proprio come quelli che aveva una volta mia nonna. Il suo sguardo e’ quasi sempre sereno e allegro, ma quando si infastidisce diventa così serio e penetrante che incute molta paura. Mia mamma ha un’andatura molto disinvolta, che si riflette anche nel suo abbigliamento: sobrio ed elegante. La sua voce, molto cordiale ed armonica, è come il suo carattere disinvolto. E’ una donna molto generosa e ottimista, questo si nota facilmente quando si trova in mezzo a tanta gente perché trasmette allegria e soprattutto fa amicizia molto facilmente. Le piace molto stare in compagnia, infatti, trova sempre il modo di uscire per vedere vecchi amici o conoscere nuove persone. Mia mamma è la mia migliore amica , ogni volta che io ho un problema lei sa sempre come risolverlo. E' inoltre molto dolce e generosa e lo dimostra, per esempio, con le merendine e le sorprese che mi fa trovare ogni giorno al mio ritorno da scuola. Mia mamma è come una leonessa, perché farebbe qualsiasi cosa per proteggere e accontentare me e mio fratello, e per vederci felici. E’ una persona fantastica perché riesce sempre a voler bene a chiunque.